L’Associazione Nazionale Città del Tartufo ha proposto l’inserimento della ‘Cerca e cavatura del Tartufo in Italia’ con le sue conoscenze e pratiche tradizionali nel patrimonio immateriale dell’umanità. La candidatura ha ricevuto il parere favorevole della Commissione Nazionale Italiana Unesco nel 2017 ed è stata inviata a Parigi a rappresentare l’Italia.
Vorrei trasmettere tre aspetti che abbiamo meglio compreso durante l’iter di candidatura:
- Quanto sono in sé lontani gli scopi e le preoccupazioni della lista del patrimonio immateriale dai temi riguardanti la promozione di un prodotto e di un territorio;
- Quanto un processo di candidatura incide sulla consapevolezza di una comunità di essere detentrice di un patrimonio di conoscenze e pratiche;
- Quanto questa consapevolezza culturale possa in realtà avere ricadute pratiche importantissime su temi quali la tutela dell’ambiente in cui nasce il tartufo e l’approccio esperienziale e sostenibile del turismo.
- Se Creative Cities Unesco è un NETWORK per promuovere la cooperazione tra città che hanno individuato nella creatività un fattore strategico per lo sviluppo urbano sostenibile, volto quindi a piani di azione, condivisione di buone pratiche, scambi professionali e artistici, sempre in un quadro di sostenibilità,
la lista dei beni immateriali patrimonio dell’umanità intende evidenziare che il patrimonio culturale non è solo monumenti e collezioni di oggetti ma anche tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati: ad esempio espressioni orali, incluso il linguaggio, riti e feste, e – come nel caso della ‘Cerca e cavatura del Tartufo in Italia – conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo.
Il criterio fondamentale non è il valore universale di tali elementi, bensì la rappresentatività della diversità e della creatività umana:
elementi quindi trasmessi di generazione in generazione e
costantemente ricreati dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia;
Deve essere chiaro quindi che non si è candidato il ‘prodotto tartufo’, ma le memorie, le narrazioni, i saperi e le pratiche di un’attività molto ampia che coinvolge l’addestramento del cane e il suo utilizzo nelle fasi di cerca e cavatura.
L’osservazione degli alberi, degli arbusti, delle radure, la conoscenza dei terreni, dei corsi e delle vene d’acqua, l’osservazione degli insetti, le lune, le annotazioni delle date e dei luoghi dei ritrovamenti, l’allevamento e il rapporto con il cane, l’utilizzo degli strumenti costituiscono un complesso patrimonio tramandato oralmente, di gesti e parole, condiviso dalle generazioni più anziane. Queste conoscenze e queste pratiche sono distintive e si collegano a una visione e interpretazione del rapporto uomo-natura, danno luogo a gesti e narrazioni.
- L’elaborazione del dossier di candidatura ha portato a sviluppare la ricerca storica e antropologica attraverso la consultazione di testi e archivi e decine di interviste filmate ai cercatori a partire dai più anziani, ma coinvolgendo anche giovani e le poche donne che praticano la cerca. La interpretazione antropologica ha evidenziato come la raccolta di questo prodotto naturale è avvenuta in un quadro simbolico (il buio e la luce, la terra e il cielo, il bene e il male, la presenza di masche e streghe) e con pratiche rituali (il dono del cane al cercatore e della compensa del cercatore al cane) ben presenti nei tartufai più anziani, tramandati ai più giovani, che caratterizzano molte comunità italiane e richiedono una salvaguardia attiva, una piena consapevolezza del rapporto uomo natura, uomo cane che trovi nei cercatori in primo luogo e in quanti si occupano di tartufo a vario titolo i protagonisti, anche attraverso processi di formazione garantiti in passato dalla tradizione familiare e dall’affiancamento e che oggi debbono essere in qualche modo integrati.
Durante gli incontri promossi dalla Associazione delle Città e dalle Associazioni dei cercatori, anche durante le fiere, vi è stato un ampio coinvolgimento sia della comunità dei cercatori sia del pubblico: la proiezione di filmati, le riflessioni sul senso e l’importanza della candidatura hanno sviluppato una maggiore visibilità e consapevolezza del significato e del valore non soltanto commerciale della cerca e cavatura del tartufo e ha cominciato a far nascere esigenze e iniziative di diffusione delle corrette pratiche tra i nuovi cercatori e di conoscenza tra i giovani della scuola primaria e delle scuole del settore alberghiero.
- L’impegno a sostegno della candidatura ha assunto un ruolo centrale nell’attività della Associazione nazionale Città del tartufo e ha anche cambiato in qualche misura le priorità dell’azione del Centro Nazionale Studi Tartufo con sede in Alba. Sono proseguiti i collegamenti con i centri di ricerca e le iniziative per adeguare la legge sul tartufo, per tutelare con corrette pratiche agroforestali le tartufaie esistenti, i laboratori di analisi sensoriale e le esperienze per i turisti di cerca con il cane, si sono intensificate le esperienze di formazione, si sono ampliate le proposte gastronomiche e si va diffondendo un codice di comportamento nel proporre il tartufo nella ristorazione, si sono avviate esperienze di crowfunding per la salvaguardia delle tartufaie, si stanno modificando le esigenze e le modalità di comunicazione. Ma le nuove iniziative come il consolidamento di quelle avviate da tempo sono in qualche modo “illuminate” e tenute insieme da una nuova consapevolezza che ci fa capire sempre meglio il nesso tra salvaguardia culturale e tutela ambientale, tra promozione e sostenibilità, tra presenza turistica e occasioni di incontrare e conoscere una comunità, tra esperienze gastronomiche e conoscenza di quanto vi è prima e oltre il piatto.