Calestano
Il territorio di Calestano, ricco di boschi, prati e scenari naturali possiede un ricca rete sentieristica sia per l’escursionismo pedonale che per la MTB. Conserva inoltre gran parte degli originali paesaggi architettonici sia nel capoluogo che nelle frazioni. Facilmente raggiungibile dalla città di Parma dalla quale dista soli 32 km, rappresenta la meta perfetta sia per una gita fuori porta che per un soggiorno più lungo. La zona di Calestano, abitata fin dall’epoca preistorica, è stata oggetto di importanti ritrovamenti archeologici mentre l’origine del suo Borgo risale presumibilmente al Medioevo. Percorrendo le vie dell’antico borgo si possono numerosi scorci di grande interesse: è infatti ancora ben riconoscibile la parte più antica dell’abitato costituita da case in pietra e strade lastricate. La Chiesa dedicata a San Lorenzo, patrono del paese è di fondazione medievale ed oggi ammirabile nella sua veste settecentesca, la bastia fortificata risalente al XV secolo e l’attigua piazza coronata di antichi edifici, il settecentesco palazzo Coruzzi si raggiungono attraverso un itinerario che si dispiega tra vicoli, passaggi voltati e porticati di suggestiva bellezza. La località Castello di Ravarano conserva l’impianto di origine medievale e un borgo parzialmente recuperato con le tipiche case in sasso. Il Castello che lo sovrasta è un edificio fortificato costruito intorno all’anno Mille e collocato in posizione dominante sulla valle Baganza. Il territorio di Calestano offre al visitatore uno splendido contesto naturale che è possibile godere ed esplorare grazie alla presenza della Ciclopista Mountain Bike che solca il territorio dal capoluogo alle frazioni. Nella media Val Baganza, infatti, pedalare nella terra del tartufo, permette di immergersi nei boschi di pino silvestre, querce, carpini e faggi e rapidamente, di essere sorpresi da scorci suggestivi di borghi magnificamente recuperati. Il territorio di Calestano offre al visitatore uno splendido contesto naturale che è possibile godere ed esplorare grazie alla presenza di una fitta rete sentieristica (assai nota La via degli scalpellini e i Salti del Diavolo). Nei mesi primaverili protagonista è la fioritura di varie specie di orchidee selvatiche, anemoni, ellebori e saponaria, in autunno i cromatismi del giallo, arancio e rosso di cui si tingono i boschi, in estate il sollievo di brezza fresca mentre la città è attanagliata dalla calura e in inverno la soffice coltre di neve che mette a riposo la natura e fa calzare ciaspole agli escursionisti. È frequente osservare animali selvatici come caprioli e cinghiali. I più fortunati potranno incontrare un esemplare di grosso e maestoso cervo e chi non dimenticherà ogni tanto di alzare la testa verso il cielo, potrà esser sorpreso dal volo di una poiana, di un gheppio o di uno sparviero. Il sentiero escursionistico “La Via degli Scalpellini” (contrassegnato dal segnavia C.A.I. 771), si sviluppa a ridosso delle emergenze dei Salti del Diavolo tra prati e vasti boschi di cerro, carpino e faggio. Esso collega gli opposti versanti della Val Baganza ripercorrendo il tracciato seguito, fino agli anni ’50 del secolo scorso, dagli scalpellini locali per raggiungere i luoghi di estrazione della pietra disseminati lungo la dorsale. L’attraversamento del Torrente Baganza è garantito tutto l’anno da una nuova passerella pedonale sospesa, dalla quale è possibile godere di una magnifica vista sull’affioramento dei Salti che emerge come una barriera dal letto del Torrente. Lungo il percorso alcuni tabelloni informativi illustrano con testi, grafici e fotografie, le emergenze geologiche e le modalità di lavorazione della pietra seguendo il filo di un unico racconto in cui il tempo breve dell’uomo si intreccia inestricabilmente con il tempo lungo, lunghissimo della natura. Il sentiero presenta due punti di partenza attrezzati nei paesi di Cassio e di Chiastre e può essere percorso indifferentemente in entrambi i sensi. In prossimità dell’abitato di Cassio, la Via degli Scalpellini si innesta sulla Via Franchigena, un’asse escursionistico di rilevanza europea che ricalca l’omonima strada utilizzata nel Medioevo dai pellegrini provenienti dall’Inghilterra e dalla Francia per raggiungere Roma. I Salti del Diavolo sono l’emergenza di una formazione sedimentaria di età cretacica (80-82 milioni di anni) che si estende dal Monferrato all’Appennino modenese e che trova nella media Val Baganza uno dei più significativi e spettacolari affioramenti. Qui i Salti si presentano come un allineamento, lungo circa 5 km, di strette guglie e pareti rocciose che emergono in modo brusco ed improvviso elevandosi per alcune decine di metri rispetto al terreno circostante. La compatta arenaria sommitale dei Salti del Diavolo, chiamata localmente “mass ladèin”, è stata sfruttata fin dal medioevo dagli scalpellini del luogo per realizzare sculture ed elementi architettonici di pregio (portali, fontane, camini) che ancora oggi adornano le case e i borghi della Val Baganza e le pievi romaniche collocate lungo la Via Franchigena. L’Itinerario del Monte Scaletta (Sentiero n. 770) è un percorso escursionistico adatto a tutti i camminatori perché poco impegnativo per durata, dislivello e tipologia di fondo. L’itinerario ad anello si sviluppa quasi interamente su strada carrareccia a mezza costa del Monte Scaletta e si inoltra da subito nel bosco caratterizzato da alberi e arbusti tipici della media valle. Dopo circa un quarto d’ora di cammino si offre al camminatore una splendida veduta sulla Valle Baganza e sulla dorsale dei Salti del Diavolo e successivamente sulla frazione di Chiastre. Superando San Biagio si raggiungerà un’altra deviazione con indicazione Monte Scaletta sulla sinistra, circa trenta minuti di ripida salita verso la vetta dove si potrà ammirare una suggestiva vista sulla vallata. Il percorso ad anello manterrà invece un dislivello minimo raggiungendo in fine il punto di partenza nei pressi del Castello. Edificio fortificato, il cui nucleo originario fu costruito intorno all’anno Mille, è collocato in posizione dominante sulla valle. Attualmente di proprietà privata, opportunamente restaurato negli ultimi decenni, il castello di Ravarano è abbastanza ben conservato. Sono da segnalare alcuni bei portali in arenaria elegantemente scolpita, ma tutti databili al XVII secolo.
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