Unione Amiata Grossetano – Arcidosso
Il nome Arcidosso si trova la prima volta in un documento dell’860 relativo ad alcune case e poderi di proprietà dell’Abbazia di San Salvatore. Il nome deriva probabilmente dal nome latino Arx e Dossum (Fortezza sul dosso). Successivamente nel 1121 si trova nei possessi della famiglia degli Aldobrandeschi e vi rimane sino al 1274. In questo periodo ha inizio la fortificazione, con la costruzione della Torre Maestra. In seguito, quale possesso dei conti Sforza di Santa Fiora, assolve al ruolo di difesa contro le mire espansionistiche della Repubblica di Siena. Nel 1331, dopo un lungo assedio, le truppe senesi, guidate dal capiano Guidoriccio di Fogliano, espugnano il castello e il borgo di Arcidosso che entrano così a far parte della repubblica senese. Tra il 1347 e il 1348 divenne sede di vicariato. Nella seconda metà del XVI secolo diviene, con oltre 12.000 abitanti, il più importante centro amministrativo dell’Amiata, ruolo che mantiene anche sotto la dominazione francese (1803-1814) quale “capoluogo di cantone”.
Con la nascita dello Stato Unitario Italiano viene eletto al ruolo di “prefettura”. A partire dal 1776 assunse la sua attuale fisionomia territoriale inglobando le frazioni di Stribugliano e di Montelaterone. Il territorio del comune di Arcidosso, si estende per 93,39 kmq in una zona montuosa posta tra le pendici occidentali del Monte Amiata e il versante settentrionale del Monte Labbro (dove David Lazzaretti, nella seconda metà dell’ottocento, organizzò una comunità religioso – sociale) e tra le valli dei fiumi Zancona e Ente. Arcidosso è oggi un rilevante centro amministrativo e culturale della montagna amiatina. Raggiunge i 661 metri s.l.m. e dista 60 Km da Grosseto, 75 da Siena e 180 da Roma.
Il centro storico si sviluppa sui fianchi dell’altura dominata dal castello, imponente struttura recentemente ristrutturata. In una delle piazze risalta la “Fonte del Poggiolo”, fontana neogotica in ghisa realizzata nel 1833 a Follonica, nelle fonderie granducali. Da visitare le Chiese di Sant’Andrea e di San Leonardo, entrambe citate in documenti del 1188, ed il Santuario della Madonna delle Grazie.
Come altri castelli dell’Amiata, il territorio di Arcidosso risulta essere coltivato già dal l tardo Medioevo, con presenza di orti, di vigneti e, nei secoli successivi, di oliveti e frutteti. Importanza primaria risultavano la raccolta delle castagne e del legname, mentre la pastorizia dava vita a una serie di lavorazioni connesse: la preparazione di carni salate e formaggi, la tosatura e la trasformazione della lana, la conciatura delle pelli.
Attualmente l’agricoltura occupa una parte rilevante della popolazione attiva ed è orientata soprattutto verso la produzione di olive e le colture ortive, mentre l’allevamento mostra una buona consistenza nel settore ovino. I grandi boschi che circondano l’abitato, sono utilizzati per le loro tradizionali risorse, castagneti da frutto e legname per l’agricoltura. Nei mesi un numero stabile di visitatori, interessati a un salutare contatto con la natura, frequenta abitualmente il territorio arcidossino. Il turismo estivo e invernale è infatti divenuto la principale fonte di reddito per la popolazione locale.
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